mercoledì 12 gennaio 2011

La dama di giada

   Lavorando a lezione sulla  Dama di Giada, mi è venuta voglia di approfondire un po’ gli aspetti simbolici e ho messo insieme suggerimenti del maestro, qualche riferimento alle interpretazioni allegoriche della forma di Gerda Geddes e Theresia  Buser-Rüther ,  idee  pescate qua e là  e qualche divagazione personale.

   E' l'unico personaggio umano della forma ed è un personaggio femminile.
   Secondo la leggenda (ce ne sono moltissime versioni) un giovane  mandriano  con uno stratagemma  conquista l’amore della settima figlia dell’imperatore di Giada, cui è affidato il compito di filare e tessere per gli dei e per gli uomini. Ma, dopo sette giorni, la fanciulla lo lascia: il padre è adirato con  lei che, per amore,  trascura il suo compito. Inseguita per i cieli dal suo amante disperato, con uno spillone traccia fra sé e lui un segno luminoso che li separa (la Via Lattea, che divide  le stelle Vega, la fanciulla,  ed Altair, lo sposo).  Solo una volta l’anno, il settimo giorno del settimo mese,  la dama potrà raggiungere il suo amore camminando  su un ponte di  uccelli, realizzando  l'unione fra yin e yang, uomo e donna, terra e cielo, umano e divino.

   Tessere è collegare e creare, rimanda al femminile; anche  il numero sette, che ricorre più volte, è legato alla creazione e alla femminilità  (7 x 2 = 14, pubertà;  7 x 4 = 28, ciclo mestruale;  7 x 6  = 42, settimane di gestazione;   7 x 7 = 49,  menopausa). 
 La  Dama di Giada lavora al telaio, tesse una tela, trama e ordito,  ma fa essa stessa da ponte con il suo andare e venire. Anche nei telai più  primitivi, il corpo della tessitrice è parte integrante del telaio:  un estremo il ramo di un albero,  l'altro estremo trattenuto dal peso della tessitrice.

   La figura della forma si muove in quattro direzioni, in senso antiorario:  SO, SE, NE e NO se partiamo rivolti a sud.  I chi kung corrispondenti  a queste direzioni sono rispettivamente 2, 1, 4 e 3;  basso,  alto, avanti, dietro.
   Tocca i quattro angoli, o meglio si apre verso i quattro angoli, getta un ponte.  Durante l’esecuzione  avevo la sensazione di coprire molto spazio, quasi tutta la stanza. In realtà ci si muove poco, il tutto avviene in meno di un metro quadro, intorno ad un centro, al proprio centro cui si ritorna ogni volta, bilanciati, la nostra sfera di energia fra le mani, pronti a  prendere un'altra direzione. La via a volte è facile,  davanti a noi,  una deviazione di  soli 45°;  altre volte è  tortuosa, si gira di 270°,  lo sguardo e la mano che si fanno strada.
    Nel secondo movimento, girando, ci si ferma per un attimo con le sguardo diretto nella direzione opposta a quella dell'inizio della forma.  Accade solo qui e dopo “pugno in basso”:  in entrambi i casi è solo un passaggio. Perché  nella forma non  ci si muove mai nella direzione opposta a quella di partenza?
Può essere che abbia a che fare con il flusso che ha una sua direzione, uno Y ?  Il  nostro tempo scorre in avanti, pur con la consapevolezza del passato.  E per  quanto riguarda l'altro "dietro", l'inconscio,  è inutile cercare di  guardarlo,  possiamo solo allentare la  visione in avanti lasciando che  qualcosa affiori. Fluiamo secondo direzioni diverse, variabili, a volte apparentemente  tortuose  ma non possiamo /dobbiamo andare controcorrente.

  Infine, non dimentichiamo che  nella leggenda la Dama di Giada si congiunge all’amato, all’altro.
I Dogon, popolo centroafricano, del Mali, dicono che si tesse con il filo ma anche con le parole (anche noi diciamo intessere relazioni. Le parole (gli sguardi,  i pensieri…) come fili si intrecciano, disegnano una storia (una trama!), collegano  le persone.  I fili a volte si allentano, e la trama diventa indistinta;  altre volte sono tesi fino a spezzarsi: ci vuole la giusta distanza, la giusta “tensione”,  momento per momento, yin e yang.

Geddes Gerda.  Looking for the Golden Needle. An Allegorical Journey. Manna Media (1991).
Buser-Rüther Theresia. T’ai Chi Chuan. Meditation and Movement.   Books on Demand  (2010)
Wilhelm Richard (Ed). The Chinese Fairy  Book.  F.A. Stokes Company Publishers (1921)
The Archive for Research in Archetypal Symbolism. The Book of Symbols: Reflections on Archetypal Images. Taschen (2010)

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